CONTRO LA REPRESSIONE DI GOVERNO E ISTITUZIONI
RAFFORZIAMO LA LOTTA E L’UNITÀ DEI PROLETARI
Una serie di provvedimenti giudiziari hanno colpito a Napoli i compagni ed i movimenti di lotta che manifestano contro la guerra ed il genocidio in Palestina dall’inizio dell’aggressione messa in atto dallo stato israeliano conto i palestinesi. In particolare sono stati presi di mira attivisti del sindacato SI Cobas, del movimento dei disoccupati 7 novembre, del Laboratorio politico Iskra, di Potere al popolo e della Rete cittadina per la Palestina.
Il pretesto delle misure repressive è un presidio tenuto il 13 febbraio sotto i cancelli della locale sede RAI per denunciare l’immonda linea editoriale da essa seguita dall’inizio dell’aggressione israeliana a Gaza, quando gli attivisti che chiedevano di essere ricevuti dalla direzione napoletana furono proditoriamente caricati e alcuni di essi feriti dalla polizia. Ma dal dispositivo predisposto dai giudici si comprende che la colpa degli incriminati sarebbe quella di essere stati presenti anche alla mobilitazione davanti ai cancelli dello stabilimento locale della Leonardo Spa, principale fabbrica di guerra e di morte del capitalismo italiano, avvenuto qualche giorno dopo e per cui sono stati emesse altre denunce.
Oltre alle denunce per 18 attivisti, per 4 di loro è stato applicato l’obbligo di firma presso la questura per tre giorni alla settimana, mentre i p.m. in prima battuta avevano richiesto persino il divieto di dimora in Campania per tutti e 18 gli imputati, a causa della spiccata pericolosità sociale. In pratica si ripropone, come già avvenuto in precedenza per altri attivisti e militanti, la restaurazione del confino di polizia.
Sulla natura di classe di questi provvedimenti non vi possono essere dubbi, vista la contemporanea legiferazione per depenalizzare o addirittura eliminare una serie di reati riguardanti i rappresentanti della pubblica amministrazione. Ma soprattutto se si guarda all’azione complessiva di questo governo, così come di quelli che lo hanno preceduto, in tema di inasprimento delle pene e definizione di nuovi reati che si stanno concretizzando attraverso il Disegno di Legge n 1660 a firma di Nordio, Crosetto e Piantedosi.
Una legge che se dovesse essere approvata renderebbe criminale qualsiasi mobilitazione di tipo sociale, sindacale e politica con pene durissime per i picchetti operai, blocchi stradali, manifestazioni non autorizzate, le occupazioni di case, etc.
Il governo italiano in piena sintonia con quelli dell’occidente allargato, insieme al loro strumento militare della NATO, si stanno distinguendo per alimentare una guerra in Europa attraverso il sostegno di ogni tipo fornito al regime ucraino nella speranza di portare allo sfinimento la Russia e poterla finalmente sottomettere ai propri diktat. Contemporaneamente essi, unitariamente nonostante qualche piccolo distinguo di pura facciata, stanno continuando a sostenere l’aggressione militare dello stato d’Israele contro Gaza e contro tutta la Palestina che si configura come una micidiale accelerazione della politica di genocidio del popolo palestinese condotta da decenni utilizzando il pretesto della sacrosanta azione di resistenza realizzata con l’azione del 7 ottobre scorso contro l’oppressione di cui sono vittime da oltre 70 anni.
I mass media occidentali come al solito, visto che sono finanziati da quella stessa classe padronale dominante di cui sono espressione quei governi e le istituzioni di quegli stati, mettono in mostra il loro servilismo crescente che non esita a presentare una narrazione completamente rovesciata della realtà in cui i lupi diventano agnelli. Un continuo stravolgimento dei fatti e invenzioni pure e semplici, allo scopo di creare consenso alle politiche guerrafondaie e imperialiste dei governi che li foraggiano
Ma nonostante i loro sforzi immani di travisare la realtà e una informazione da vero e proprio regime autoritario, emerge con prepotenza la convinzione e la consapevolezza che i veri aggressori e i veri promotori della guerra in Ucraina come in Palestina sono i regimi occidentali, attraverso i loro ascari locali, allo scopo di assecondare la crescente sete di profitti e mire di rapina del proprio capitalismo.
Ecco allora che, come sempre, al crescente militarismo e alle politiche guerrafondaie, si associa inevitabilmente un aumentato ricorso agli strumenti repressivi e alla criminalizzazione di ogni dissenso che denuncia e lotta contro questo clima di forzata unione sacra che si pretende di instaurare per via autoritaria.
Chi contesta la narrazione dominante e le vere cause della guerra in Ucraina viene automaticamente catalogato come un alleato della Russia e del dittatore di turno, così come chi smaschera il genocidio in atto in Palestina viene immediatamente classificato come antisemita e difensore del terrorismo, non diversamente da quanto avvenuto durante la presunta pandemia da Covid contro chi contestava la criminale politica della sua gestione sanitaria e militarizzata, immediatamente definito complottista e terrapiattista.
Ed, esattamente come già sperimentato durante la vicenda pandemica, si scatena la repressione contro chi non accetta di subire passivamente queste montagne di falsità, contro chi si mobilita per contrastare gli inauditi crimini contro l’umanità di cui si stanno macchiando i governi occidentali mascherandosi da portatori della civiltà e difensori della pace. Nuovi e fantasiosi generi di reati vengono elaborati dalle istituzioni statali, nuovi strumenti repressivi messi in atto per intimidire e colpire chi dissente per impedire che l’opposizione contro la guerra e l’oppressione si rafforzi e si estenda.
Come lavoratori e attivisti del SOL Cobas che subiamo quotidianamente le “attenzioni” repressive dello stato e che siamo stati attivi e presenti nelle mobilitazioni contro l’aggressione a Gaza sentiamo questo nuovo attacco repressivo delle istituzioni come un colpo che ci riguarda in prima persona. Per tale motivo la nostra completa ed incondizionata solidarietà ai compagni coinvolti dai provvedimenti giudiziari non la viviamo come un pur sacrosanto atto dovuto, ma come un impegno a proseguire insieme la lotta contro la repressione classista e a rafforzare le mobilitazioni a sostegno della eroica lotta del popolo palestinese e contro il militarismo e la guerra delle “nostre” istituzioni.
RITIRO IMMEDIATO DELLE DENUNCE E DEI PROVVEDIMENTI GIUDIZIARI CONTRO GLI ATTIVISTI NAPOLETANI
LOTTA UNITARIA CONTRO LA POLITICA REPRESSIVA DELLE ISTITUZIONI E CONTRO IL DDL 1660
RAFFORZIAMO LA LOTTA CONTRO IL MILITARISMO E L’INTERVENTISMO DELLE NOSTRE ISTITUZIONI
A FIANCO DELLA EROICA LOTTA DEL POPOLO PALESTINESE FINO ALLA SCONFITTA DELLO STATO ISRAELIANO