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Fuori i nazisti dalla Storia

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Fuori e contro la guerra imperialista in Ucraina!

Il nemico è in casa nostra: i padroni e i loro governi!

La guerra in Ucraina rappresenta un vero e proprio confronto strategico tra l’imperialismo statunitense ed europeo-atlantista e la potenza capitalista russa.

Un confronto dove "la guerra è la continuazione della politica con altri mezzi" nella contesa della spartizione delle aree d’influenza. Un conflitto di media-alta intensità che può determinare un’escalation a livello mondiale.

La strategia statunitense, nell’immediato, punta a troncare i gasdotti che portano il gas russo nell’Europa occidentale per rifornirla in parte con il loro gas liquido, sottraendo una consistente fetta di mercato al concorrente russo e incassando, al tempo stesso, gli introiti derivanti dalla speculazione fatta attraverso i futures legati al mercato degli idrocarburi per mezzo delle banche di affari e delle altre istituzioni finanziarie, i cui prezzi hanno subito un notevole rialzo.

Un affondo economico, accompagnato da una politica sanzionatoria e di isolamento internazionale che vuole strozzare l’economia russa coinvolgendo l’Unione Europea (destinata a pagare un duro prezzo), per aumentare il malessere sociale interno alla Federazione ed alimentare spinte deflagranti ed implosive. Un affondo che è in linea con quello bellicista operato nel corso delle ultime decadi attraverso il rafforzamento e l’allargamento della presenza militare USA/NATO in Europa.

Dal dissolvimento del Patto di Varsavia e della URSS nel 1991 l’incessante politica di espansione ad Est della Nato (passata nel giro di qualche decennio da 16 a 30 membri effettivi, più quelli associati tra cui l’Ucraina) e il ridislocamento delle stesse basi militari Usa nell’Europa dell’est e nell’Indo-Pacifico in funzione di deterrenza verso le potenze capitaliste di Russia e Cina in particolare, rappresentano un chiaro segnale degli sviluppi futuri della crisi capitalista mondiale, proiettata verso nuovi devastanti guerre che dal terreno economico-commerciale, sconfinano in quello apertamente militare per una nuova spartizione del mondo.

Il Nuovo Ordine Mondiale scaturito dal crollo del Muro di Berlino e della URSS e dalla carneficina delle guerre imperialiste di media intensità degli ultimi decenni (Jugoslavia, Afghanistan, Iraq, Libia, Siria…), in cui hanno perso la vita milioni di persone in nome delle guerre umanitarie, delle bombe intelligenti e dell’esportazione della democrazia, è oggi ad un nuovo appuntamento con la storia.

L’invasione dell’Ucraina da parte della Russia, che segue il colpo di stato del febbraio 2014 di Piazza Maidan (che sostituì il governo filo-russo di Victor Janukovych con quello filo-atlantista di Petro Porošenko, attuato attraverso forze mercenarie e neonaziste, poi incorporate nella Guardia Nazionale Ucraina, come ad esempio i più noti “Battaglione Azov” e “Pravyi Sektor”, nel quadro della strategia stragista USA-NATO); l’adesione della Crimea alla Federazione Russa avvenuta per via referendaria e la successiva guerra del Donbass da parte di Kiev per reprimere le rivendicazioni di indipendenza dall’Ucraina delle Repubbliche Popolari di Doneck e di Lugansk (teatro di una guerra che dal 2014 ad oggi si stima aver provocato 14.000 morti tra civili e militari e di efferate atrocità, tra le quali la più nota la Strage di Odessa del 2 maggio 2014, dove 48 persone vennero bruciate vive nella Casa del Sindacato), rappresenta un’escalation che scuote gli equilibri internazionali.

Il conflitto che si consuma in Ucraina rappresenta, infatti, una partita ben più grande dove gli interessi delle grandi potenze e dei loro milionari fantocci locali, non possono e non potranno mai collimare con quelli delle popolazioni ucraine sacrificate sull’altare degli interessi del Fondo Monetario Internazionale, della Banca Mondiale e degli oligarchi delle finanza mondiale, russi compresi.

Né i precedenti governi filo-russi, né quelli filo-atlantisti, tra i quali l’attuale di Volodymyr Zelens'kyj , ex comico divenuto “fortunatamente” milionario che ha assunto la carica di presidente dell’Ucraina nel maggio del 2019, rappresentano gli interessi dei lavoratori e dei diversi gruppi etnici presenti nelle regioni nel territorio, dove la pacifica convivenza è stata lacerata e minata da una guerra civile alimentata ad arte dall’Occidente a guida USA e che ora gli stessi tentano, attraverso la propaganda di guerra, di far ricadere la responsabilità di ciò esclusivamente sull’invasore russo.

A pagare il prezzo più alto di questa contesa geostrategica tra potenze sono le popolazioni locali, che vedono l’intensificarsi della guerra con l’ingresso delle armate russe da una parte, e l’invio, dall’altra, di maggiori quantitativi di armi e supporto militare dal blocco occidentale all’esercito e alle milizie ucraine del governo Zelens'kyj. I riflessi internazionali di questa crisi sono, al tempo stesso, già “pane quotidiano” del resto di gran parte della popolazione mondiale che vive sulla propria pelle le conseguenze catastrofiche a livello economico e sociale della guerra imperialista.

Dopo 2 anni di terrorismo emergenzialista pseudo-pandemico che ha seminato paura, discriminazione e divisione nelle società, con l’evidente intento di rafforzare la politica del controllo sociale e repressiva attraverso strumenti che non hanno nessuna funzione sanitaria come il Green Pass, l’Unione Europea accantona l’emergenza COVID, magicamente derubricata a notizia di cronaca anche in Italia, ed indossa l’elmetto decretando lo stanziamento all’Ucraina del fantoccio Zelens'kyj di“450 milioni di euro per l'acquisto di armi letali e 50 milioni per materiale non letale".

In Italia, al decreto del 25 febbraio 2022 del Consiglio dei Ministri che autorizza aiuti militari per potenziare la presenza militare a Est dell’Italia (stanziamento di 174 milioni di euro fino al 2023 con una mobilitazione di 1.350 militari fino al 30 settembre e altri 2.000 per rinforzi e avvicendamenti) relativamente alle tre missioni già in atto (la Romania, la “Baltic Guardian” in Lettonia e quella nel Mediterraneo Orientale) il Governo Draghi, ha fatto seguire il varo di un nuovo “stato di emergenza umanitario per l’Ucraina” fino al 31/12/2022 (che sostituisce quello “pandemico” in scadenza al 31/03/2022) attraverso il quale si autorizza la “cessione di mezzi, materiali ed equipaggiamenti militari in favore delle autorità governative ucraine” (l’elenco è top secret) in deroga alle rigide disposizioni della legge 9 luglio 1990 che tra l’altro vieta «l’esportazione ed il transito di materiali di armamento verso i Paesi in stato di conflitto armato». L'«onore» del compito di far arrivare le armi dell'Italia a Kiev, spetta al collaudato generale Francesco Figliuolo, già commissario per l'Emergenza Covid, che insediatosi recentemente a dirigere il Comando Operativo di Vertice Interforze (COVI), passa senza batter ciglio dalla distribuzione delle fiale di "vaccini" a quella delle armi da guerra. Per dare una parvenza umanitaria all’operazione il Governo Draghi ha stanziato anche 10 milioni di euro, a carico del Fondo per le emergenze nazionali destinate all’accoglienza dei profughi.

La distruzione creativa” del draghistan, che “in patria” ha determinato una profonda crisi economica e sociale, è destinata ad acuirsi. La mattanza che stiamo già vivendo attraverso licenziamenti di massa, rincari di energia, carburanti e generi alimentari, tagli ai servizi sociali, privatizzazioni forsennate, obblighi discriminatori, restrizioni, privazioni, repressione del dissenso e del malcontento, sono destinate ad accrescersi nello stato di emergenza guerrafondaio.

Dobbiamo contrastare la propaganda militarista che accompagna la “crisi ucraina”, così come abbiamo contrastato la nauseante “narrazione pandemica” che ci ha martellato ed avvelenato per 2 anni, funzionale solo ad una ristrutturazione globale del capitalismo.

Dobbiamo schierarci in aperta contrapposizione all’interventismo USA/NATO/UE e alla guerra tra proletari (da sempre carne da macello per gli interessi imperialisti), per sviluppare invece una lotta radicale a difesa dei nostri reali interessi di classe.

Se davvero siamo per la pace, non c’è altra strada che dichiarare guerra alla guerra, individuando il nemico a partire da quello in casa nostra e lottando, con il fronte più ampio possibile, per sconfiggerlo.

Non è interesse dei proletari imbracciare le armi tra loro per sacrificarsi sull'altare del profitto e degli interessi della borghesia, ma è nel loro interesse, semmai, che lo facciano uniti contro la borghesia.

Per questo siamo stati nelle piazze “No Pass”. Per questo daremo sostegno a tutte le lotte che, attraverso rivendicazioni e proteste anche “specifiche” (dagli scioperi dei portuali di Trieste, agli attuali blocchi dei camionisti nel sud, evidentemente influenzati dalle iniziative dei colleghi canadesi, alle mobilitazioni studentesche…), possano favorire una prospettiva basata sulla completa indipendenza politica delle lotte dalle attuali istituzioni politiche e sindacali di stato, fondata cioè sull’autorganizzazione e sulla mobilitazione dal basso. Senza di questo, l’alternativa è…. la barbarie più totale.

  • Né un uomo, né un soldo per le operazioni militari in Ucraina.

  • Mobilitazione di massa contro la guerra e lo stato di emergenza e per una drastica riduzione delle spese militari.

  • Fuori l’Italia dalla NATO, fuori la NATO dall’Italia.

  • Cancellazione del Green Pass e dell’obbligo vaccinale e di tutte le misure restrittive.

  • Piena libertà di manifestazione, associazione, e aggregazione sul territorio.

  • Scala mobile dei salari per fronteggiare il carovita in ascesa vertiginosa.

  • Stop ai licenziamenti di massa. Riduzione generalizzata dell’orario di lavoro.

  • No alle privatizzazioni. Investimenti pubblici straordinari per scuola, sanità e servizi essenziali.

  • Basta morti sul lavoro. Per un piano straordinario di investimenti sulla sicurezza nei luoghi di lavoro.

  • Costruiamo dal basso l’alternativa al governo Draghi su una chiara piattaforma di opposizione di classe.

    PER USCIRE DAL PANTANO DI CASA NOSTRA, UNA SOLA SOLUZIONE

    D R A G H I  D I M I S S I O N I

 Milano, 11 marzo 2022

Sindacato Operai in Lotta COBAS

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