intestazione sol cobas

Israele sonista terrorista

SDA CARPIANO...LO STATO DELL'ARTE

Premessa

Con gli accordi di tregua siglati il 12 ottobre a Milano, SDA interrompe la serrata messa in atto dal 21 settembre a Carpiano in risposta agli scioperi in corso. Per definizione le tregue rappresentano una situazione

transitoria, ad alta instabilità politica e sociale, il cui sviluppo, in ultima istanza, é determinato da rapporti di forza più generali fra le classi; allo stesso tempo però, l'esito della battaglia, condiziona questi rapporti e può contribuire a modificarli anche in maniera significativa.

E in qualche modo la vertenza SDA esemplifica questa dialettica. Una vertenza tutt'altro che conclusa. Anzi, si può dire che, con la battaglia dell'autunno 2017, si sta transitando verso una fase superiore dello scontro di classe che si consuma nello "specifico" di SDA e, più in generale, nel sistema della logistica.

Allo stesso tempo la vertenza ha fatto emergere violente contraddizioni intestine allo stesso movimento operaio che la sta conducendo. Non si è trattato infatti del “classico” scontro tra sigle legato a interessi di bottega. Ma piuttosto del riflesso, nel fronte sindacale, dello uno scontro di classe in atto mettendo in luce due approcci, due metodi, due strategie in contrapposizione fra loro. Convinti che sarà proprio lo sviluppo di tali contraddizioni a determinare l'esito dello scontro in atto pubblichiamo il testo che segue. Un testo assolutamente partigiano quindi, finalizzato alla ricerca dell'unità di classe necessaria a piegare l'avversario. Un’unità che non passa assolutamente per accordi fra sigle, bensì attraverso la pratica messa in campo dagli operai stessi, facendo selezione dei propri delegati a tutti i livelli.

Un processo necessariamente tortuoso e cruento, in quanto riflesso della violenza con cui il capitale esercita il suo dominio.

Lo sciopero dell’11 settembre e la reazione del SI.Cobas

Il tutto ha inizio l'11 settembre 2017, e cioè quando in risposta al licenziamento di 43 operai a tempo determinato (con contratto in scadenza gennaio 2018), 200 operai della SDA entrano in sciopero spontaneamente. Lo sciopero trova l'appoggio del SOL Cobas mentre il SI.Cobas si astiene e mette in atto il crumiraggio. Dopo 4 giorni di sciopero e una notte di picchetto, affiancato da analoghe iniziative di lotta a Cuneo, Como, Bergamo, Novara, Vimodrone, Ascoli e, soprattutto Piacenza, gli operai raggiungono il loro obiettivo: a) Reintegro dei 43 licenziati b) Estromissione del CPL che li aveva messi in atto

c) Apertura della trattativa a Piacenza per l'uguaglianza salariale e normativa con Carpiano

d) Accordo di cambio appalto siglato con UCSA e che in sintesi prevede

- Mantenimento delle condizioni economiche e normative pre-esistenti

- Mantenimento dei livelli occupazionali (compresi i circa 80 tempi determinati)

- Integrazione malattia al 100%,

- Mantenimento dell'anzianità di magazzino al fini di garantire l'applicazione dell'art.18

- Mantenimento delle condizioni economiche di miglior favore rispetto al CCNL, in vigore dal 2015

- Premio di risultato pari a circa 750€ annui

- Trasformazione del ticket cartaceo di €5.29 in indennità mensa detassata

- Riduzione dell'orario lavorativo a 36,5 ore settimanali tramite mezz'ora di pausa retribuita giornaliera.

Ed è proprio a questo punto che scende in campo il SI.Cobas, con un'assemblea che, acclamando i dirigenti del CPL, definisce la sua linea di condotta:

- Fuori i 43 precari dal magazzino!

- Contrastare il SOL Cobas servo dei padroni!

Una linea che a breve si radicalizza e, rifiutando di firmare un verbale di cambio appalto, si trasforma in sciopero a oltranza.

Lo sciopero del SI.Cobas nasce quindi come palese reazione alla vittoria conseguita contro i licenziamenti, e in realtà, ha come unico obiettivo quello di pretendere l'egemonia sindacale in magazzino, concepita unicamente in termini di rappresentanza (attualmente a Carpiano 2/3 della forza lavoro aderisce al SOL COBAS), per mantenere il controllo dei tavoli nazionali di concertazione.

Non é un caso che la contrapposizione al SOL COBAS si fonda, da una parte sulla difesa dell'accordo FEDIT, dall'altra su una presunta battaglia contro il jobs-act.

Entriamo quindi nel dettaglio di questi due elementi.

L'inganno dell'accordo Fedit…

Sbandierato come conquista storica del movimento di lotta nella logistica in realtà sancisce soltanto il riconoscimento formale di SI.Cobas e ADL Cobas ma che rispetto alle conquiste del 2014, figlie di una serie di scioperi nazionali, introduce elementi assai ambigui e pericolosi quali

A. Concessione di due giorni di ferie all'anno in cambio di accordi aziendali di flessibilità

B. Forme di autoregolamentazione degli scioperi

C. Limitazione del diritto all'integrazione dell'indennità di malattia

D. Forme di assicurazione privata per il risarcimento di forme permanenti di invalidità.

Un accordo bocciato dalla maggioranza degli operai di Carpiano che, con lo sciopero del 6 dicembre 2016 imposero la seguente piattaforma alternativa:

A. Indennità piena di malattia

B. Istituzione di un Premio di risultato collettivo pari al 4% della retribuzione

C. Stabilizzazione dei contratti a tempo determinato con anzianità superiore a 12 mesi

D. Rifiuto dell'assicurazione privata sulla salute e garanzia di continuità del reddito in caso di malattie professionali/invalidanti.

….e della presunta lotta contro il jobs act

Il secondo cavallo di battaglia del SI.Cobas in questa vertenza suicida é stata appunto l'opposizione alla presunta introduzione del jobs-act nel magazzino. A parte il fatto che l'accordo di cambio appalto siglato dal SOL COBAS mantiene le garanzie dell'art.18 (attraverso il riconoscimento dell'anzianità di magazzino), la cosa più grave e che si é puntato a spostare lo scontro politico da un piano tutto operaio di esercizio di rapporti di forza (rispetto al quale il SI.Cobas ha scavalcato a destra i padroni stessi che non avevano lamentato esuberi) a quello democratico istituzionale legato alle clausole contrattuali e agli accordi sindacali. Un messaggio chiaro agli operai: se il padrone licenzia serve la legge e non la lotta.

La capitolazione del SI.Cobas e la chiusura della vertenza

Con simili presupposti di metodo e contenuti é inevitabile per il SI.Cobas imboccare un tunnel senza uscita, offrendo il fianco alla reazione di Poste/SDA che passano infatti al contrattacco dopo appena due giorni dopo il cambio appalto. Da una parte la serrata degli hub, dall'altra atraverso una campagna "anti-sciopero" che affianca un'ondata di terrore dovuta alle minacce di chiusura definitiva di SDA, mentre centinaia di lavoratori vengono sospesi dal lavoro in tutta Italia. Lavoratori che ovviamente puntano il dito sui Cobas e sugli operai di Carpiano.

Coi magazzini chiusi i picchetti perdono il loro mordente, e i toni progressivamente sempre più vittimisti del SI.Cobas preannunciano una capitolazione imminente che il 4 ottobre si materializza a Bologna, dove il SI.COBAS completa la frittata siglando un accordo, contestato e contrastato da SGB, che prevede turni di rotazione al 20% dell'orario e cassa integrazione per i 370 operai dell'hub, e ottenendo in cambio che la cessione del comando delle operazioni passi nelle mani della Prefettura (alla faccia dell'indipendenza di classe dei sindacati conflittuali) anche a Milano.

A questo punto tutti sanno bene che il SI.Cobas ha perso e che quindi bisogna chiudere la vertenza il prima possibile anche a Milano. Ma non a qualsiasi condizione.

Il SOL COBAS sceglie di riposizionarsi e scende di nuovo in battaglia su una piattaforma ovviamente difensiva ma diversa da quella di Bologna

1. Fine della serrata e riapertura immediata dell'hub milanese

2. Difesa dell'accordo di cambio appalto e delle condizioni economiche e normative acquisite

3. Rifiuto di siglare accordi capestro sulla Cassa Integrazione

4. Limitazione del danno salariale immediato derivante dalla serrata garanzie salariali.

Mentre gli operai del SOL si organizzano attraverso assemblee per organizzare l'ingresso forzato nell'hub, e mentre le difficoltà organizzative di SDA cominciano a fiacare lo stesso contrattacco padronale, con la prefettura sotto pressione per porre fine ad una serrata spacciata per un blocco dei cobas....ecco che la trattativa si concretizza in una tregua momentanea, bilaterale e transitoria. Il SOL COBAS sigla l'accordo di tregua, seguito a ruota dal SI.Cobas, l'hub riparte e con esso la permanente contesa del potere al suo interno...il resto é futuro.

I contenuti dell’accordo del 12 ottobre: uno sguardo al futuro immediato

Oltre a confermare i contenuti del verbale di cambio appalto, l'accordo del 12 ottobre fissa le condizioni transitorie per il riavvio dell'hub dopo la serrata:

1. Part-time verticale al 50%, con turni quindicinali, prorogabili al massimo sino al 20 novembre

2. Garanzia di subentro in surroga di SDA per il saldo di eventuali mancanze retributive con CPL e anticipo immediato del 50% del TFR maturato

3. Tregua bilaterale fino al 20 novembre, corrispondente alla fine della rotazione e all'inizio della campagna natalizia.

Parecchi, comunque, i nodi che restano irrisolti a causa del mancato accordo del SOL COBAS rispetto alla Cassa Integrazione richiesto da UCSA/SDA/Prefettura.

Chi coprirà le differenze salariali dovute alla riduzione del 50% dell'orario di lavoro?

E chi coprirà le perdite salariali dovute alla serrata subita dalla maggioranza dei lavoratori a Carpiano (come del resto in tutta Italia)? E ancora:: quale scenario si prefigura dopo la campagna natalizia? Quale strategia di attacco a Carpiano sceglierà la direzione aziendale?

Mentre il SI.Cobas si affanna a cercare paternità da rivendicare (l'ultima in ordine di tempo é quella di aver salvato il magazzino e tutti i posti di lavoro), siamo al contrario convinti che ci si debba attrezzare per il rilancio immediato della battaglia, gettandone da subito le nuova fondamenta politiche e sindacali

- Contrastare sul campo il tentativo aziendale di applicare i criteri di flessibilità voluti

- Aprire una campagna politico-legale per il recupero del danno salariale arrecato dalla serrata

- Rifiutare gli accordi di Cassa Integrazione e, quindi, di vincolare i posti di lavoro e il salario alla movimentazione delle merci

- Estendere e rafforzare la battaglia contro il caporalato delle cooperative e quindi il controllo operaio sull'organizzazione del lavoro e sui livelli di sicurezza.

Contemporaneamente la frattura radicale e insanabile con una componente significativa del cosiddetto sindacalismo di base pone imperiosamente la necessità di allargare gli orizzonti, rimettendo in discussione logiche di appartenenza semi-tribali, per mettere al centro, piuttosto, l'unità e l'autorganizzazione di classe, convinti che il sindacato debba esserne strumento fondamentale di difesa e non, al contrario, il fine organizzativo.

Alitalia, Ilva, Nestlé...SDA (ed altri ancora): gli operai non hanno altra scelta se non quella di mantenere alto il livello del conflitto, puntare a costruire bastioni di difesa e coordinare i propri sforzi dal basso.

Attraverso questa battaglia passa il destino del movimento di classe.

O ci si sta dentro, lealmente e con passione. O se ne esce, definitivamente e senza appello.

Milano, 15 ottobre 2017

SOL COBAS                  www.solcobas.org

Percorso