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Oltre l’orgoglio operaio, in “piazza Grande”

è andata in scena anche la miseria della politica dell’orticello

In una piazza chiamata a mobilitare una risposta operaia unitaria alla repressione padronale contro lavoratori ed organizzazioni sindacali combattivi,

alla quale abbiamo formalmente aderito per portare un contributo teso a rafforzare l’iniziativa ed i contenuti promossi alla manifestazione del 3 ottobre, per la delegazione operaia del SOL Cobas giunta a Modena non è stata proprio “una grande giornata di orgoglio operaio”.

Composta per lo più da operai della Bartolini (BRT) di Cesena, già vittime di licenziamento politico collettivo e di pesanti denunce penali a livello di massa come rappresaglia per aver picchettato i cancelli, la delegazione di Cesena, sotto gli occhi di altri lavoratori e militanti politici e sindacali convenuti in piazza, è stata aggredita da un gruppetto di militanti del Si Cobas, strappandone di mano le bandiere e minacciando ulteriori azioni di forza se tali vessilli fossero riapparsi o se si fosse presentato in piazza il coordinatore nazionale del SOL Cobas.

Un atteggiamento in linea, ci viene da pensare, con quanto già accaduto proprio in occasione dei picchetti alla BRT a Cesena, dove le RSA Si Cobas (per lo più preposti aziendali che avevano reclutato iscritti fra gli operai interinali con contratto a scadenza), dopo aver sostenuto il licenziamento dei militanti SOL COBAS in seguito ad uno sciopero bianco per il rispetto della sicurezza nel magazzino, tentarono di guidare, senza riuscirci, la propria “truppa crumira” contro quel picchetto con slogan razzisti da stadio; circostanza avvenuta anch’essa alla presenza di decine di militanti solidali per lo più convenuti anche a Modena.

Per evitare che la situazione degenerasse ulteriormente, a totale scapito dei contenuti e degli obiettivi dell’iniziativa, ed in particolare la necessaria difesa solidale delle centinaia di operai sottoposti a pesanti procedimenti giudiziari, la delegazione del SOL Cobas ha deciso di non reagire alla provocazione, ma non per questo intendiamo, tacere su vicende simili, omettendo cioè una necessaria e chiara denuncia politica di quanto è accaduto.

Non ci aspettavamo una simile miopia e miseria politica, a maggior ragione in tale giornata. E ci rammarica dover constatare che, ancora una volta, a prevalere non sono la ricerca dell’unità e della solidarietà tra gli sfruttati, ma, al contrario, il tentativo di affermare una sterile supremazia degli “apparati”, in nome di tanto vecchie quanto nefaste logiche di orticello, che da decenni imbrigliano il Movimento Operaio, consegnandolo all’egemonia degli apparati sindacali riformisti e alla repressione istituzionale e poliziesca.

Una prassi politico-sindacale che contraddice apertamente la promozione stessa del "Patto d'Azione per la costruzione di un Fronte Unico Anticapitalista". Dire di lottare per l'unità dei lavoratori al di là delle sigle sindacali e delle bandiere di appartenenza e poi promuovere azioni, squadriste per quanto ci riguarda, che mettono operai contro operai, sindacati contro sindacati, compagni contro compagni ... non fa altro che indebolire il movimento operaio e di classe.

Le differenze e la stessa lotta politica “in campo amico” sono sempre esistite e potrebbero addirittura rappresentare una preziosa ricchezza nella lunga e tortuosa marcia del proletariato verso la propria emancipazione. Quando però avviene uno sconfinamento nello squadrismo (o cose anche peggiori), allora il terreno della dialettica cede il posto a qualcosa di molto pericoloso per il movimento operaio e di classe, a tutto vantaggio del nemico di classe.

In tal senso questa nostra denuncia politica vuole essere anche un appello a tutte le forze presenti alla manifestazione del 3 ottobre, e non solo, affinché pratiche ed episodi come questi siano attenzionati e banditi in quanto non possono e non devono avere spazio di agibilità nella lotta di classe.

 

Milano, 8 ottobre 2020                          www.solcobas.org

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