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Un vero e proprio asse del male(o di guerra), quello che ci circonda da parecchi anni.
Un grande errore storico pensare ad un conflitto cominciato solo poche settimane fa. Cominciano, infatti, ad emergere, verità purtroppo, drammaticamente inoppugnabili.
E non poteva essere che l’Ucraina, per ora, il centro di gravità su cui si concentrano tutti gli occhi, visto il permanere a capo di un oligarca nazista (Zelensky) che ha svenduto il suo paese, e il suo popolo, agli appetiti della Nato e della famiglia Biden, con Draghi e il suo governo a far da reggicoda.

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IPOCRISIE SU IPOCRISIE
Con una disinvoltura tipica di menti fortemente alienate e schizofreniche, la nostra classe dirigente partecipa alle manifestazioni per la pace per poi, il giorno dopo, far decollare aerei con carichi spacciati per “umanitari”, laddove per umanitario si intende armi, bombe, dotazioni di guerra, strumenti di sterminio.

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Fuori e contro la guerra imperialista in Ucraina!
Il nemico è in casa nostra: i padroni e i loro governi!
La guerra in Ucraina rappresenta un vero e proprio confronto strategico tra l’imperialismo statunitense ed europeo-atlantista e la potenza capitalista russa.
Un confronto dove "la guerra è la continuazione della politica con altri mezzi" nella contesa della spartizione delle aree d’influenza. Un conflitto di media-alta intensità che può determinare un’escalation a livello mondiale.

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L A L O T T A P A G A
MA LO STATO VUOLE IMPORRE UN PREZZO
Mancano pochissimi giorni a Natale 2017 quando (sembra assurdo, ma in una società sempre più chiusa ed individualista alle volte ci si ritrova lontani anche quando si è fisicamente vicini), sono i compagni del Sol Cobas di Milano ad informarci che la grande, encomiabile lotta dei facchini della logistica è giunta anche a Rovereto, alla BRT. Ci andiamo, maestri di nessuno, ci spinge una solidarietà umana ancor prima che politica.

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La criminale gestione istituzionale della cosiddetta “pandemia COVID-19” sta facendo emergere la vera natura di classe dello “stato di emergenza permanente” decretato dal governo Draghi con l’appoggio di un Parlamento ormai completamente appiattito alle sue direttive.
Decine di aziende dichiarano lo stato di crisi (nonostante fatturati in crescita) producendo decine di migliaia di licenziamenti. Forti aumenti di bollette, carburanti e beni di consumo basilari. Distruzione dei sevizi pubblici essenziali (sanità, scuola, trasporti, ecc.) al fine di privatizzarli. Precarizzazione selvaggia dei contratti di lavoro che continuano a produrre miseria e morti sul lavoro.

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SE NON LI FERMIAMO CON LA LOTTA NON SI FERMERANNO MAI!
Il governo Draghi si conferma essere l’avanguardia ed il battistrada dell’offensiva capitalistica a scala internazionale mascherata dietro il pretesto della lotta alla pandemia.
Nonostante l’Italia non sia tra i paesi europei con il maggiore tasso di positività, di ricoverati o di decessi e anche se, con la vessatoria politica di ricatti, ha raggiunto circa il 90% di vaccinati, si prosegue con misure repressive e discriminatorie oltre che assolutamente inutili ed ingiustificate per limitare i contagi.

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Il tardivo sciopero generale indetto da CGIL e UIL per il 16 Dicembre 2021, mira da una parte a recintare il malcontento e la spinta alla lotta della sua base sindacale, dall'altra a limitare le rivendicazioni su contenuti molto parziali e “morbidi”, rispetto alla pesantezza dei provvedimenti emanati in continuazione da questo governo che colpiscono le condizioni di vita dell'insieme della classe lavoratrice, di fronte ai quali si sono distinti con…mesi e mesi di silenzio e complicità.

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EMMAUS
LAVORATORI E SALUTE NON SONO MERCI!
Le lavoratrici e i lavoratori della RSA EMMAUS di Milano-Gratosoglio, riunite in assemblea con il sindacato SOL COBAS, col Comitato Parenti degli anziani e le strutture territoriali di solidarietà
A. Denunciano quanto segue

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La sfiducia dei lavoratori nei confronti delle segreterie di CGIL-CISL-UIL (e FIADEL) che, da tanto tempo, hanno dimostrato di difendere solo i propri interessi di "casta burocratica", distanti anni luce dai posti di lavoro e dalle reali esigenze degli operai, contrapposti ai loro interessi più generali, non deve farci perdere di vista che la riuscita dello sciopero è fondamentale per la difesa dei nostri diritti e per conquidtare nuove e migliori condizioni di lavoro e di vita.